>Miguel de Icaza ci informa che diverse applicazioni nell’Apple App Store hanno Mono alla proprie spalle (lo stesso de Icaza ne elenca circa 40).
Per far sì che questo sia possibile, si utilizza la compilazione AOT (ahead-of-time) – semplicemente passando il flag –aot – per convertire il CIL (common intermediate language) del .NET direttamente nel codice nativo a tempo di compilazione, senza l’utilizzo della compilazione JIT (just-in-time) per generare il codice nativo a runtime, cosa che non sarebbe possibile dato che le regole restrittive di Apple non permettono l’uso di linguaggi interpretati e ambienti di esecuzione di terze parti (che taglierebbe fuori tecnologie come .NET e Java). Usando il Mono linker si possono anche ottenere dimensioni più ridotte.
Probabilmente anche Microsoft ne sarà felice 🙂
Via ArsTechnica
>Massì, tagliamo pure fuori i linguaggi interpretati come Python ad esempio!
Non sia mai che a qualcuno gli venga in mente di rilasciare anche il sorgente della propria applicazione 😉
Che se la tengano quella iSaponetta!
La cosa brutta purtroppo è che al 99% delle persone non gliene importa niente delle restrizioni con le quali viene venduto quel “trabiccolo”, e sono contente di spendere 500€ per un oggetto che possono usare solo come Apple vuole.
Ci sarebbe bisogno di fare piu’ informazione, piuttosto che sbattersi per supportare un dispositivo del genere.
>Sono d’accordo con molte cose che hai scritto, ma Apple fà le sue scelte in base a diversi fattori non solo tecnici ovviamente, e sostanzialmente è giusto così…se poi va bene anche a tante persone, meglio ancora (per loro), non obbligano nessuno a comprare un’iPhone o a sviluppare applicazioni per l’iPhone per cui…
Ad ogni modo con un pò di magia si può sviluppare anche in python.